Polvere negli occhi, nel cuore sogni
Attenzione, il testo che state per leggere contiene uno spoiler, quindi se ancora non avete visto The new Pope di Sorrentino, saltate il prossimo capoverso, perché nella seconda serie dedicata alla Chiesa Cattolica, il regista napoletano fa incontrare il nuovo e originale Papa, il meraviglioso John Malkovich, con l’affascinante, ancor di più con l’età che avanza, Sharon Stone, che interpreta se stessa. Il discorso che ne esce interessa l’arte contemporanea, la giovinezza, le cose che passano e quelle che permangono, interessa insomma, il nostro museo di oggi.
The Pope: “Cosa suggerirebbe di fare alla chiesa cattolica per renderla sempre più eloquente?”
S. Stone: “Beh… alla fine, che cosa rimarrà di voi, voglio dire a parte un mucchio di splendide opere d’arte commissionate nel rinascimento a tutti quei grandi artisti, oggi i grandi artisti sono tanti ma voi li ignorate”
The Pope: “Quindi la vita passa e l’arte rimane?”
S. Stone: “In realtà anche l’arte passa, ma più lentamente, l’arte è più furba”.
L’arte è più furba dell’uomo perché meraviglia, meraviglia nel senso aristotelico del termine, crea cioè un thauma, un angosciante stupore, uno sconvolgimento interiore. Per questo motivo, per la capacità di coinvolgere e sconvolgere continuamente gli animi sensibili, indipendentemente dal passare del tempo, l’arte lo attraversa e permane più dell’uomo.
Nel percorrere i lunghi corridoi che ospitano la Collezione Permanente d’Arte Contemporanea del Liceo Bafile nell’omonima scuola dell’Aquila, è proprio il tempo a farla da padrone. Per chi scrive è un tempo di un ricordo traslato, della scuola dell’adolescenza che esiste ancora in un luogo differente da quello noto alla memoria. Per chi la frequenta è il tempo imperituro della giovinezza; per coloro che vi lavorano e insegnano è l’essere sempre vicini ad essa, mentre la propria si consuma, un tempo di grande complessità intellettuale.
Come potrebbe dunque l’arte non trovare spazio in una scuola, come è possibile, viene da pensare, che questo progetto rappresenti una singolarità nell’universo dell’istruzione e dei musei? Eppure è così.
Il progetto Polvere negli occhi, nel cuore sogni, che dà vita alla collezione, nasce nel 2010 da un’intuizione dell’affermata artista Licia Galizia, docente di Storia dell’Arte al Liceo Bafile, che invita una serie di noti artisti contemporanei, principalmente di area romana, non a donare opere, come è accaduto in molti casi nel post sisma, ma a realizzarne insieme agli studenti. All’appello, nelle cinque edizioni del progetto, rispondono circa sessanta artisti di notevole spessore, che donano in un quinquennio alla scuola non soltanto un patrimonio di grande valore, volendone misurare il lato materiale, ma un’indefinibile quantità di esperienze umane.
I semi di queste esperienze e il risultato del connubio tra artisti e ragazzi è visibile nelle opere, è quindi facile immaginare tra vent’anni un ex giovane liceale che rientrando nella sua scuola potrà riprovare le emozioni sentite nel battere un foglio di rame su sampietrini dei quattro cantoni, insieme ai suoi compagni, per realizzare l’opera di Diodato Baldo esposta al secondo piano della Collezione. Potrà ricordare la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, che nel 2014 ha esposto al liceo, potrà emozionarsi toccando la Mela del Terzo Paradiso che il noto artista biellese ha lasciato in dono alla scuola.
Ogni studente che ha partecipato alla realizzazione delle opere esposte, potrà ritrovare in futuro il segno della la sua storia impresso nelle opere, per questo la Collezione Permanente d’Arte Contemporanea del Liceo Bafile, ha un così grande valore morale.
Lo spazio di allestimento si sviluppa sui quattro piani dell’immobile che ospita il Liceo Bafile, occupando principalmente gli ampi corridoi tra le aule, quasi come un insieme di gallerie, tale è infatti lo scorcio prospettico che viene restituito al visitatore. Le opere trovano il loro naturale spazio sui muri, sulle scale, negli atri, in angoli imperfetti figli delle strutture in cemento armato. Alla fine di un corridoio cieco una grande mano bianca di Gianni Dessì, che esce dal giallo di fondo, coinvolge una porta tagliafuoco nell’opera, perché il luogo non è sterile e addomesticato per l’arte, ma chiede e ottiene contaminazione. Contaminazione che è chiara sempre al primo piano, davanti all’acciaio e alla vernice di Teodosio Magnoni, che con un semplice colore pieno e una linea di metallo, divide in maniera perfetta uno spazio, creando un’armonia di vuoti, che neanche i tubi del termosifone vicino, sembrano disturbare.
Gli scherzi strutturali delimitano uno spazio che ricorda, nelle proporzioni di un trapezio scaleno, il perimetro murale delle 99 Cannelle aquilane, dove non a caso Licia Galizia ha inserito la sua opera, con i classici 99 mascheroni che diventano nodi di parole sui muri e man mano si sciolgono nel piano.
Lungo le gallerie dei quattro livelli si incontrano oltre a quelle già citate, le opere di Buric, Pirri, Albanese, Fermariello, Renzogallo, H H Lim, Antonella Zazzera, quasi per caso si rimane colpiti da un gioiello, quello di Piero Pizzi Cannella, così contrastante e affascinante, appeso su un anonimo muro di scuola. Ogni opera ha una storia, ogni performance ha visto protagonisti gli alunni, come nel video box di Chiara Mu Free School, oppure nell’opera di collage di Fernanda Veron realizzata con foto di famiglia di studenti e professori, o nell’affascinante e inquietante istallazione dell’aquilano Franco Fiorillo, in cui vecchi libri catramati raccolti dagli alunni, formano quasi una biblioteca al contempo pietrificata e mobile, in cerca di armonie.
La parete in bianco e nero con foto montate in sequenza di Botto & Bruno porta alla mente Ed Ruscha e i suoi libri “striscia”, mentre i colori delle opere di Neola Project inseriscono nella scuola un elemento essenziale: il colore, essenziale come i ragazzi e le ragazze che animano i corridoi dell’istituto e senza i quali questa collezione non avrebbe il valore che ha.
Per tornare all’inizio, la Collezione Permanente del Bafile dona vita estetica ad un immobile anonimo, ad uno stabile freddo che invece racconterà in tanti futuri, la storia delle giovani menti che lo frequentano. Getta inoltre un ponte tra generazioni, iniziando la definizione di un luogo antropologico, dove sarebbe potuto albergare un non luogo, per dirla con Marc Augé ed è un’operazione che sicuramente ha aiutato nel post sisma chi frequentava il Liceo Scientifico a ritrovare un’identità sociale.
Anche chi scrive, nel percorrere i corridoi del nuovo Bafile, che conservano della sede di via Maiella solo un vecchio armadio con coppe e memorabilia, si è ritrovato. Ora c’è la responsabilità della collezione, la responsabilità della conservazione, dello studio, dell’esposizione e dell’implementazione, che tutti gli attori della scuola docenti, amministrativi e discenti, devono sentire propria.
La città dell’Aquila ha invece l’opportunità di creare una rete importante di musei, intrecciando l’azione del nuovo Maxxi di Palazzo Ardinghelli, con le sorprendenti proposte del territorio, come quella della Collezione del Bafile. Troppo spesso pensiamo che i musei siano fermi, che siano quei luoghi in cui nulla cambia, nella realtà anch’essi ci raccontano storie in continuo movimento e ci aiutano a viaggiare nel tempo futuro, ad approfondire il presente, a ricordare il passato.
Non perdete quindi, quando andrete a visitare la Collezione del Bafile, la sognante sedia di scuola sopra le nuvole di bambagia di Vincenzo Rulli, ripensando a chissà quante volte da studenti, quelle nuvole le avete cavalcate.
Scheda museo
Indirizzo: Via Acquasanta, 16 – L’Aquila (AQ);
Sito web: http://www.iisbafile.edu.it/;
Orari di apertura: La collezione si trova all’interno di una scuola, quindi tranne aperture particolari è necessario rispettare tempi e modalità di accesso dettati dall’istituto, è consigliato dunque prendere contatti per prenotare una visita, tel 0862410212, email: aqis01800q@istruzione.it;
Prezzo biglietti: L’ingresso è gratuito;
Accessibilità: La scuola è per sua natura accessibile a tutti;
Parcheggio: Libero, antistante la sede della collezione;
Museum shop: Non presente.