Conosciamoci peggio

Qui sono raccolte le nostre virtù, ma ancora meglio i nostri vizi, con la convinzione che come singoli e come popolo, si ha coscienza di sé, soltanto quando ci si conosce bene, ci si conosce a fondo, nel bene e nel male. L'arte e l'amore sono sempre i metri migliori per conoscerci peggio e di quello parleremo.

  • Conosciamoci peggio

    Il capitalismo contemporaneo e la nuova politica

    Nel momento in cui la logica del capitalismo si realizza, si annienta come tale. La previsione marxiana relativa all’auto-destituzione della produzione capitalistica è più che mai attuale – solo, si verifica in forma imprevista. Il capitalismo sta morendo, ma lo fa a macchia di leopardo, per sussulti improvvisi, crisi localizzate, blocchi più o meno puntiformi. Il capitalismo non è più improntato al momento della produzione di merci, ma nemmeno a quello del loro consumo – com’era sino a qualche anno fa. Oggi conta soltanto la circolazione, una circolazione in cui uomini, oggetti e quant’altro sono rigorosamente sullo stesso piano. La circolazione è la valorizzazione: tutto ormai, circolando, si comporta alla…

  • Conosciamoci peggio

    La giovine Europa e un nuovo medioevo

    L’ineguaglianza è facile perché richiede soltanto di galleggiare con la corrente, laddove l’eguaglianza è difficile perché ci chiede di nuotare controcorrente. (R. H. Tawney) Sono cresciuto sognando di viaggiare, di poter girare il mondo in lungo e largo, guardando luoghi, più che conoscendo gente. Forse a questo mi indirizzavano le avventure sognanti di Paperone o il controverso Ambrogio Fogar di “Jonathan dimensione avventura”, o Jack London e più in là Bruce Chatwin, ma viaggiare era sogno ancora, era avventura ed era difficile economicamente. Crescendo e viaggiando ho imparato che oltre il visibile, era importante il sensibile e conoscere esistenze e relazionarsi con esse, era fondamentale quanto esplorare mondi sconosciuti, visto…

  • Conosciamoci peggio

    La filosofia come esercizio di insubordinazione

    Uno spettro si aggira per le accademie (e in particolar modo, presso i dipartimenti universitari di filosofia). Uno spettro dal nome e dall’origine antichi: lo spettro della “servitù volontaria” (Étienne La Boétie). La ricerca, soprattutto nell’ambito cosiddetto “umanistico” e anche nella sua forma più pura, sconta una sorta di malattia ormai cronica. È ricerca in funzione di esigenze che non sono le esigenze della ricerca, che esulano dall’esigenza genuinamente conoscitiva che dovrebbe animarla. A farla da padrone, insomma, è quel fenomeno che gli psicoanalisti chiamano transfert e che Jacques Lacan ha giustamente definito come l’istituzione di un “soggetto supposto sapere”. A sapere, in breve, è sempre l’Altro, con la maiuscola…

  • Conosciamoci peggio

    La politica dei principi, quella delle responsabilità e quella de li mortacci vostri

    E’ necessario che faccia una premessa, una di quelle che parte lontano, più di venti anni fa, quando in età adolescenziale, oggi a 15 si è donne o uomini fatti, frequentavo il paese dei miei genitori, tra i monti boscosi dell’Appennino ai confini con il Lazio, uno di quei posti che a Roma capitale ha dato tanto, soprattutto nei cinquanta, e ha preso tanto, soprattutto dai cinquanta in poi. Al tempo avevo un gruppo di amici, quelli tipo “Stand by me” del film di Rob Reiner, che poi perdi di vista ma non dimentichi mai e non li chiami perché preferisci il ricordo, e con loro imperversavo nel raggio infinito del…